Index of Economic Freedom

 

 

Index of Economic Freedom: Italia agli ultimi posti –

Italia agli ultimi posti

2007

Released on January 15, 2008

Classifica stilata dall’Heritage Foundation e dal Wall Street Journal in collaborazione con l’Istituto Bruno Leoni
 

Heritage Foundation
Wall Street Journal
Istituto Bruno Leoni

http://www.heritage.org/

http://www.brunoleoni.com/default.aspx

World Average — The economy is 60.3% Free

Europe Average – The economy is 66.8% Free

ITALIA_2007_DISTRIBUTION OF ECONOMIC FREEDOM_MAP

ITALIA_2007_Index of economic Freedom _map2

ITALIA_2007_DISTRIBUTION OF ECONOMIC FREEDOM_1

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Italy

2007  – Italy – World Rank: 64° of 157  – punteggio 62.5 con nuovo metodo

ITALIA_2007_DISTRIBUTION OF ECONOMIC FREEDOM_ITALY

ITALIA_2007_DISTRIBUTION OF ECONOMIC FREEDOM_ITALY2

Regional Rank: 29° of 41

ITALIA_2007_DISTRIBUTION OF ECONOMIC FREEDOM_EUROPE1

ITALIA_2007_DISTRIBUTION OF ECONOMIC FREEDOM_EUROPE2

Moderately free

The economy is 62.5% Free

Previous years

————

2006 Rank: 60

2005 Rank: 42

2004 Rank: 46

2003 Rank: 39

2002 Rank: 42

2001 Rank: 48

2002 Rank: 43

 

– 2006 – Index of economic freedom –

http://www.osservatoriosullalegalita.org/07/acom/02gen2/1722marcomanipul.htm

 

 

 

 

Economic Freedom score

7 countries ———- 4.5% of the total ——————– were Free

23 countries ——— 14.6% of the total ———- were Mostly Free

51 countries ———- 32.5% of the total — were Moderately Free

52 countries ———– 33.1% of the total ——- were Mostly Unfree

24 countries ———– 15.3% of the total ———– were Repressed


 

The 10 Specific Economic Freedoms and their Median Levels

Fiscal Freedom —————– 74.9% of Freedom

Monetary Freedom ————-74.4% of Freedom

Trade Freedom  —————- 72.0% of Freedom

Freedom from Government — 67.7% of Freedom

Business Freedom ———— 62.8% of Freedom

Labor Freedom —————— 62.1% of Freedom

Financial Freedom ————- 51.7% of Freedom

Investment Freedom ———–50.3% of Freedom

Property Rights —————– 45.6% of Freedom

Freedom from Corruption —- 41.1% of Freedom

HERITAGE FOUNDATION – ECONOMIA – LIBERTA’ ECONOMICA : ITALIA ARRETRA, 64MA DOPO MONGOLIA – HONG KONG E SINGAPORE AL TOP

La classifica della libertà economica nel mondo

2007

 

Italy

2007  – Italy – World Rank: 64° of 157  – punteggio 62.5 con nuovo metodo

Regional Rank: 29° of 41

Moderately free

The economy is 62.5% Free

World Average — The economy is 60.3% Free

Europe Average – The economy is 66.8% Free

L’Indice stima il grado di libertà economica, considerata come assenza di ostacoli da parte dello Stato all’agire individuale, attraverso dieci parametri.

Parametri:

Paese – anno – Rank complessivo – libertà imprenditoriale; libertà di scambio; libertà fiscale; libertà dallo Stato (la difficoltà nel riformare la spesa pubblica); libertà monetaria; libertà d’investimento; libertà finanziaria; diritti di proprietà (l’eccessiva durata e complessità dei procedimenti, che porta a valutare negativamente il grado di tutela dei diritti dei cittadini); libertà dalla corruzione; libertà del lavoro.

La classifica della libertà economica nel mondo dei  primi 10

Hong Kong  2007  90.6  88.4  95.0  92.9  91.93  91.62  90  90  90  83  93.14 
Singapore  2007  87.22  96.68  90.0  89.5  93.78  89.36  80  50  90  94  98.92 
Ireland  2007  82.59  92.07  86.6  71.7  65.93  85.31  90  90  90  74  80.28 
Australia  2007  81.05  89.12  83.8  59.5  62.62  84.77  70  90  90  88  92.69 
New Zealand  2007  81.04  99.9  84.0  61.4  56.45  84.56  70  80  90  96  88.08 
United States  2007  80.91  91.38  86.6  69.1  60.25  83.8  80  80  90  76  92.01 
United Kingdom  2007  80  91.17  86.6  62.0  42.71  81.25  90  90  90  86  80.34 
Chile  2007  78.98  68.19  82.4  78.8  87.88  79.83  70  70  90  73  89.78 
Switzerland  2007  78.1  84.11  87.0  67.9  59.81  83.52  70  70  90  91  77.63 
Canada  2007  78.09  96.8  88.2  75.9  52.24  80.71  60  70  90  84  83.13 

La classifica della libertà economica nel mondo dei  primi 20 grandi Paesi industrializzati:

5) STATI UNITI

126) CINA

17) GIAPPONE

23) GERMANIA

10) REGNO UNITO

48) FRANCIA

64) ITALIA

7) CANADA

1) HONG KONG

31) SPAGNA

3) IRLANDA

9) SVIZZERA

4) AUSTRALIA

6) NUOVA ZELANDA

46) ISRAELE

2) SINGAPORE

8° CILE

53) PORTOGALLO

74) TURCHIA

80) GRECIA

A dominare anche la classifica 2007, l’economia più libera del mondo resta Hong Kong (considerata libera al 90,3%) e al secondo Singapore. Dopo il tandem Hong Kong-Singapore, al terzo posto c’é l’Irlanda (primo Paese europeo in classifica e un anno fa al settimo posto). Gli Stati Uniti occupano il quinto posto, il Cile l’ottavo posto, la Danimarca l’undicesimo posto e l’Estonia il dodicesimo. L’Italia retrocede ancora, figura al 64mo posto. E’ quanto emerge dal rapporto 2008 dell’Indice sulla Libertà Economica, redatto dall’Heritage Foundation e dal Wall Street Journal, in collaborazione con un network di think-thanks europei fra cui, per l’Italia, l’Istituto Bruno Leoni di Torino.

L’Italia è considerata una economia “moderatamente libera”

L’Italia nel 2007 retrocede ancora nella classifica dei paesi con minore libertà economica. Figura al 64mo posto (era al 60mo posto nel 2006 e al 42mo nel 2005), libera al 62,5%, con un punteggio dello 0,2 peggiore rispetto al 2006, preceduta anche da Paesi in via di Sviluppo. Prima dell’Italia, sono Albania (56), Bulgaria (59), Arabia Saudita (60), Belize (61) e Mongolia (62). L’Italia è classificata come la 29ma economia più libera, sulle 41 considerate parte del blocco europeo (  66.8 media europea). A pesare su questo giudizio, non sono solo le difficoltà del nostro Paese – ma soprattutto la capacità di riforma che hanno al contrario dimostrato altre realtà ( tanto i Paesi dell’Est europeo come quelli balcanici).

  • Il punteggio dell’Italia in queste classifiche di libertà economica – ricorda l’Ibl – è praticamente il medesimo dal 1995.

  • Alcuni indicatori sono migliorati (il punteggio in termini di libertà del lavoro è ora del 73,5%, ad esempio), ma altri restano fortemente negativi. L’Indice in particolar modo segnala la rilevanza della “questione fiscale”, con imposte ancora troppo alte (libertà fiscale: 54,3%); la difficoltà nel riformare la spesa pubblica (libertà dallo Stato 29,4%); l’eccessiva durata e complessità dei procedimenti, che porta a valutare negativamente il grado di tutela dei diritti dei cittadini (diritti di proprietà: 50%); dice infatti il rapporto che sebbene i diritti di proprieta’ ed i contratti siano sufficientemente sicuri, i procedimenti giudiziari sono estremamente lenti e molte compagnie preferiscono stabilire all’estero le proprie sedi o risolvere fuori dalle corti le controversie, devolvendole anche  ad arbitrati esteri. Molto giudici dice il rapporto sono politicamente orientati. L’applicazione e la tutela dei diritti intelelttuali sono sotto la media degli altri paesi indistrializzati dell’Unione Europea dell’Ovest. Infine il perdurante peso della corruzione percepita e’ terribilmente basso (libertà dalla corruzione: 49%). L’Italia si classifica infatti  solo al 45° posto nel mondo (su 163) nel Transparency International’s Corruption Perceptions Index for 2006. La corruzione e’ di gran lunga piu’ comune che nel resto d’Europa dice il rapporto, e i settori d’investimento nel nostro paese sono corrotti. 

Quest’anno dunque la libertà economica è migliorata a livello mondiale. L’Italia però, nonostante l’apparente buon posizionamento di alcuni sotto indici non ha seguito questo trend ed ha subito un peggioramento. Troppi ostacoli alla creazione della ricchezza, primo fra tutti l’elevata imposizione fiscale italiana, fra le più alte al mondo.

L’Italia è uno dei Paesi economicamente meno liberi della stessa Europa: il 29°, in termini di libetà economica, sui 41 conteggiati in quest’area.  Vuol dire che, soprattutto gli ex Paesi comunisti stanno facendo grandi passi in avanti, mentre noi stiamo sostanzialmente fermi.

L’Index of Economic Freedom non fa la fotografia dell’attuale grado di prosperità di un Paese: non ci dice quanto siamo ricchi. Fotografa invece l’assenza (o, al contrario, la presenza) di vincoli all’economia, al libero operare di produttori e consumatori. Siamo 64° perché, nonostante qualche piccola riforma favorevole al mercato sia stata fatta, negli scorsi dieci anni, restiamo un Paese nel quale lo Stato è troppo pesante, e le regole sono troppe e mai applicate verso i forti, creando incertezza, sfiducia tanto dei cittadini quanto degli imprenditori. Mentre altri 63 Paesi nel mondo sono più liberi di noi, perche’ hanno saputo imboccare la strada della legalita’, della trasparenza, della concorrenza, delle liberalizzazioni, dell’apertura dei mercati.

Tra i problemi principali dell’Italia, secondo la ricerca, figurano i diritti di proprietà, la libertà dall’intervento dello Stato, la libertà dalla corruzione, con forti problemi evidenziati nell’amministrazione della giustizia spesso legata alla politica e lenta, inefficiente, cosi’ come forti problemi sono stati evidenziati da un’amministrazione pubblica troppo numerosa ed inefficiente, Il compito di garantire il rispetto delle leggi e delle sentenze giudiziarie viene ulteriormente ostacolato da un’amministrazione pubblica inefficiente.

L’odierna pubblicazione dell’Index of Economic Freedom ha messo in rilievo dunque proprio il grave profilo del funzionamento della Giustizia, soprattutto di quelal civile e quindi anche quella Fallimentare, che si occupa dei grandi gruppi caduti in disgrazia, il che da vicino coinvolge e interessa anche gli investitori stranieri che fuggono dall’Italia.

La lentezza della giustizia civile, e la corruzione in parte dei Tribunali Fallimentari e Civili dilaga per l’incivile ed illecito dilagare della corruzione, dell’abuso d’ufficio, dell’omissione d’ufficio, e le cause temerarie attivate dai Liquidatori e dai big del foro al soldo dei grandi gruppi in disgrazia aumentano a  dismisura al solo fine di favorire gli amici degli amici e di ingrassare le c.d. loro rendite da posizione, di modo che piu’ i procedimenti aumentano e durano piu’ guadagnano! Questo e’ il vero cancro della giustizia. Non vi e’ impresa straniera disponibile ad investire in questa condizione della Giustizia Civile e Fallimentare. Lo dico da anni!

Tra gli altri problemi dell’Italia, secondo la ricerca, figurano la spesa pubblica che raggiunge livelli straordinariamente elevati al fine di finanziare un pervasivo stato assistenziale. L’imponente deficit pensionistico, del debito pubblico, le rigidità del mercato del lavoro, e il peso della burocrazia rimangono infatti problemi irrisolti. Sulla valutazione, quello che spaventa i curatori dell’Index e’ più che altro il fatto che il Paese sembri essersi rassegnato all’immobilismo, ad un declino lento ma in prospettiva drammatico.

  • La spesa pubblica complessiva, comprendendo i consumi e le attività di redistribuzione del reddito (pensioni, sovvenzioni, etc.), è estremamente elevata, raggiunge il livello del 48,5 per cento del Pil, mentre lo Stato ottiene solo lo 0,9 per cento delle proprie entrate dalle imprese statali o da altre proprietà dello Stato.

  • E poi l’assunzione scriteriata nel pubblico impiego la dove era invece necessario procedere ad un licenziamento collettivo di almeno il 10% dei pubblici dipendenti, ovvero 360.000 lavoratori fannulloni e/o corrotti; solo nel 2006/2007 la regione Lazio si e’ vista costretta a dover assumere 1.030 lavoratori precari assunti nel pubblico impiego (dalla societa Lazio service S.p.A., presieduta dal Liquidatore avv. Scicchitano, vedere servizio di Report – Gabanelli) senza concorso in violazione della costituzione, e con paghe da fame

L’esistenza della corruzione (che certamente le leggi del Governo sull’indulto esteso e sulle intercettazioni, e quelle non fatte sul conflitto d’interessi e sull’informazione e la Rai non hanno sminuito ma potenziato nel loro allarme avvertito dai cittadini) è nettamente avvertita in Italia, tanto che ha fatto scappare giustamente gli investitori stranieri, e piangere centinaia di migliaia di cittadini italiani! Altro che rivoluzione liberale!

  • E infatti, tra Berlusconi e questa legislatura, l’Italia ha visto peggiorare la propria posizione anche nella classifica basata sul ” Transparency International’s Corruption Perceptions Index for 2006″, dove infatti si classifica solo al 45° posto nel mondo (su 163), quando nel 2001 eravamo 29°, nella graduatoria guidata dalla Finlandia. Dopo cinque anni di berlusconismo, e 2 di Prodi siamo affondati, superati dalla Malesia.

——————————————————–

 

 

Global economic freedom holds steady, but there is much room for improvement. The average economic freedom score is 60.3%, the second highest level since the Index began in 1995.

The 2008 Index provides an even clearer picture of economic freedom by using data-driven equations which allows countries to be graded between scores of 0–100 rather than the 1–5 brackets of previous years. We continue the tradition of equally blending “Ten Freedoms” to produce a simple, unbiased overall score for each country. High scores approaching 100 represent higher levels of freedom. The higher score represents a small level of government in-terference in the economy, the lower score represents a great level of government in-terference in the economy. The 2008 Index of Economic Freedom covers 162 countries (157 were graded) across 10 specific freedoms.

Italy’s economy is 62.5 percent free, according to our 2008 assessment, which makes it the world’s 64th freest economy. Its overall score is 0.2 percentage point lower than last year. Italy is ranked 29th out of 41 countries in the European region, and its overall score is not improving as quickly as it might because of deeper reforms implemented in neighboring countries.

Italy scores highly in business freedom, trade freedom, investment freedom, and labor freedom when compared to the world average. Starting a business takes about 13 days, which is far below the world average. The tariff rate is low, although an inefficient bureaucracy implements some non-tariff barriers that also deter foreign investment. As a member of the EU, Italy has a standardized monetary policy that yields relatively low inflation despite government distortion in the agricultural sector.

Property rights and freedom from corruption are relatively weak compared to other European states. Corruption is high for an advanced economy. Enforcement of government regulations and judicial decisions are further impeded by an inefficient civil service.

Italy scores below the world average and is exceptionally weak in fiscal freedom and government size because of having to support an extensive welfare state. Tax revenues equal 40 percent of GDP, and government expenditures equal nearly half of GDP.

Background:

Italy has been a central force in European integration ever since the end of World War II. It also is a member of NATO and the G-8. Despite having one of the world’s largest economies, Italy faces serious economic challenges, including a high tax burden, large pension liabilities, and labor market rigidities. However, the center-left government of Romano Prodi continues to face tough opposition to structural reform from labor unions. Despite strong international competition from emerging Asian economies, small and medium-sized enterprises continue to thrive in manufacturing and high design, particularly in the country’s northern regions. Tourism and services are among the most important sectors.

Freedom from Government – 29.4%

Total government expenditures, including consumption and transfer payments, are very high. In the most recent year, government spending equaled 48.5 percent of GDP. Reducing the budget deficit and public debt (still equivalent to over 100 percent of GDP) is a priority, but progress has been sluggish.

Freedom from Corruption – 49%

 

Corruption is perceived as present. Italy ranks 45th out of 163 countries in Transparency International’s Corruption Perceptions Index for 2006. Corruption is more common than in other European countries. Italians regard investment-related sectors as corrupt.

Property Rights – 50%

 

Property rights and contracts are secure, but judicial procedures are is extremely slow, and many companies choose to settle out of court. Many judges are politically oriented. Enforcement of intellectual property rights falls below the standards of other developed Western European countries.

Fiscal Freedom – 54.3%

Italy has high tax rates. The top income tax rate is 43 percent, and the top corporate tax rate is 33 percent. Other taxes include a value-added tax (VAT), a tax on interest, and an advertising tax. In the most recent year, overall tax revenue as a percentage of GDP was 40.4 percent.

Financial Freedom – 60%

 

Credit is allocated on market terms, and foreign participation is welcome. Only three major financial institutions (Cassa Depositi e Prestiti, Bancoposta, and the sports bank Instiuto per il Credito Sportivo) remain state-controlled. There were 784 banks at the end of 2005, down from over 1,150 in the early 1990s. The six largest banks account for over 54.6 percent of assets, though the market is less concentrated than elsewhere in Europe. Regulations and prohibitions can be burdensome, and approval is needed to gain control of a financial institution. Legislation to improve the regulatory environment was passed in late 2005. Italy has the EU’s fourth-largest insurance market. The government is taking steps to reform underdeveloped capital markets.

Investment Freedom – 70%

 

Italy welcomes foreign investment, but the government can veto acquisitions involving foreign investors. Since the election of Romano Prodi in 2006, certain investments in large Italian companies have been blocked. Foreign investment is closely regulated in defense, aircraft manufacturing, petroleum exploration and development, domestic airlines, and shipping. The Sviluppo Italia agency is trying to attract investment with incentive packages. Bureaucracy, inadequate infrastructure, legislative complexity, and a rigid labor market are major disincentives. Foreigners may not buy land along the border. There are no barriers to repatriation of profits, transfers, payments, or current transfers.

 

Labor Freedom – 73.5%

Relatively flexible employment regulations could be further improved to enhance employment opportunities and productivity growth. The non-salary cost of employing a worker is very high, but dismissing a redundant employee can be costless. Rules on the number of work hours are relatively rigid.

Business Freedom – 76.8%

The overall freedom to start, operate, and close a business is relatively well protected by Italy’s regulatory environment. The government has streamlined bureaucratic procedures. Starting a business takes an average of 13 days, compared to the world average of 43 days. Obtaining a business license requires less than the world average of 19 procedures and slightly more than the world average of 234 days. Closing a business is relatively easy.

 

Monetary Freedom – 80.6%

Italy is a member of the euro zone. Inflation is relatively low, averaging 2.2 percent between 2004 and 2006. Relatively stable prices explain most of the monetary freedom score. As a participant in the EU’s Common Agricultural Policy, the government subsidizes agricultural production, distorting agricultural prices. It also can introduce price controls. Items subject to rate setting at the national level include drinking water, electricity, gas, highway tolls, prescription drugs reimbursed by the national health service, telecommunications, and domestic travel. An additional 10 percentage points is deducted from Italy’s monetary freedom score to account for policies that distort domestic prices.

Trade Freedom – 81%

 

Italy’s trade policy is the same as those of other members of the European Union. The common EU weighted average tariff rate was 2 percent in 2005. Non-tariff barriers reflected in EU policy include multiple restrictions. Pharmaceutical and biotechnology regulations are restrictive, government procurement is non-transparent and prone to corruption, service market access barriers can exceed the EU norm, and enforcement of intellectual property is weak. An additional 15 percentage points is deducted from Italy’s trade freedom score to account for non-tariff barriers.

Marco Montanari

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